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Le nuove opportunità di sviluppo per i territori rurali

Durante la mattinata di convegno il mondo dell'agricoltura, quello delle cooperative, del commercio e della formazione hanno delineato da varie prospettive quello che sarà il percorso da seguire nell'ottica della transizione ecologica.

Per la Commissione Europea i processi innovativi che avvengono all’interno delle aziende non devono essere necessariamente sviluppati e implementati secondo un approccio strutturato di ricerca e sviluppo per essere considerati “innovazione”.

L’innovazione può riguardare l’implementazione di un prodotto (bene o servizio) di un processo, di un nuovo metodo di marketing, o un nuovo metodo organizzativo di business (OECD Manual, 2018).

Nell’ambito rurale l’innovazione deve essere concepita come un processo di ampio respiro. In particolare può essere considerata come “una nuova idea che si rivela efficace nella pratica”, un cambiamento che comporta dei vantaggi dal punto di vista economico, sociale o ambientale. (www.ec.europa.eu)

 

Innovazione significa progettare un futuro sostenibile e green che risponda alle esigenze del territorio e dei suoi attori.

Il fattore umano, la rete e la diversificazione per l’agricoltura – Intervento di: Alberto Brivio, Presidente Coldiretti Bergamo e membro Componente di Giunta della Camera di Commercio

 

In agricoltura l’innovazione non può prescindere dal fattore umano: ogni processo di miglioramento parte infatti da esso.

Da questo punto di vista i maggiori risvolti positivi si riscontrano dove i paradigmi di gestione vengono ampliati. Si denota così la tendenza sempre maggiore di giovani e donne che approcciano il mondo dell’agricoltura portando nuovi spunti e vedute.

L’ apertura verso l’esterno delle aziende risulta essere fondamentale nel processo di crescita. Il coinvolgimento in una rete rende l’azienda nodo di un network più ampio dove si incontrano altre realtà simili, le amministrazioni ed una serie di soggetti che collaborano in modo congiunto per la crescita del territorio.

La diversificazione del prodotto, inoltre, rende le aziende attrattive, anche per questo la collaborazione tra privato e mondo scientifico può essere la chiave di volta per la creazione di percorsi condivisi in grado di portare valore sul territorio.

Le filiere rigide ed isolate sono ormai sorpassate, la rete consente anche l’apertura verso altre nicchie di consumatori e l’ampliamento delle proprie capacità di mercato. I confini degli ambiti di sviluppo vengono superati ed in questo modo il mondo agricolo si interseca con quello della gastronomia, dello sport e dell’ospitalità.

Le aree rurali divengono le protagoniste del cambiamento in atto dove si innestano le politiche green. La gestione sostenibile del territorio diviene per cui leva attrattiva anche per un consumatore/visitatore sempre più alla ricerca di esperienze in linea con i principi di sostenibilità.

 

La formula cooperativa per lo sviluppo dei territori - Intervento di:  Lucio Moioli, Segretario Generale Confcooperative Bergamo

 

La formula cooperativa è ancor oggi poco sviluppata su molti territori. Il paradigma su cui si basa proviene direttamente dall’etimologia della parola e quindi cooperare: operare insieme.

Spesso il maggior ostacolo nell’adozione di questa formula risulta essere l’errato assunto secondo il quale la produzione di servizi di welfare per la popolazione sia un costo. Al contrario questi servizi risultano essere garanzia di sviluppo e di inclusione: le comunità locali riescono in questo modo a trovare sul territorio la risposta ai propri bisogni e possibilità occupazionali.

Elementi primari senza i quali spopolamento e abbandono delle aree rurali diventano inevitabili.

Le cooperative di comunità divengono quindi uno strumento del territorio per il territorio. La coesione sociale diviene il punto di partenza di una comunità in grado di creare impiego e servizi rivolgendosi al proprio interno, ma anche esperienze e prodotti, rivolgendosi all’esterno.

Questi modelli sono in grado di rendere i territori attrattivi per chi li abita e per le nuove generazioni che trovano la risposta ai propri bisogni. Ma non solo, con il loro operato, in ambiti differenti (commercio, turismo, servizi…) perseguono anche l’attrattività verso l’esterno: potenziali nuovi abitanti, tecnici e professionisti che possono portare nuove competenze nelle aree rurali.

Spesso l’innovazione non consiste nella creazione di qualcosa di nuovo ma anche nell’applicazione differente di modelli noti. Sensibilizzare sulla forma cooperativa risulta essere essenziale per quei territori che vogliono fare leva sulle forze già presenti potenziandole creando uno sviluppo trasversale.

 

Un mondo accademico più inserito nel territorio - Fulvio Adobati, Prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio Università degli Studi di Bergamo

 

I fondi messi a disposizione dal NextGenerationEU risultano essere un’opportunità di crescita e resilienza per le aree rurali.

Ci troviamo una congiuntura storica che mette di fronte a grandi possibilità di sviluppo per far fronte a quelle che sono le evidenti crisi che coinvolgono il pianeta - ambientale, economica e sociale - attraverso nuove progettualità.

In questo contesto si inserisce il mondo accademico che decide di investire e scommettere sulle aree rurali mettendosi a disposizione di esse.

Il concetto di learning by doing risulta essere in questo caso fondamentale per la costituzione di percorsi formativi che non siano distaccati dalla realtà, ma che si immergano in essa. L’esperienza sul campo, combinata all’agilità creativa e al sapere accademico e scientifico fornisce la base per la creazione di piani e strategie.

Si tratta, quindi, di un processo in divenire il cui obiettivo focale è quello di sensibilizzare i territori e renderli consapevoli delle effettive potenzialità da sviluppare.

Il sapere accademico si fonde quindi al sapere tradizionale, i due si integrano per la creazione di nuove professionalità profondamente radicate sui territori stessi che siano in grado di rispondere alle sfide odierne cogliendo le opportunità che derivano dal Green Deal e dai nuovi obiettivi di sviluppo.

 

Semplificazione e velocità d’azione per i comuni montani - Alberto Mazzoleni, Vicepresidente UNCEM Lombardia

 

Le aree rurali ed in particolare quelle montane sono territori complessi dove gli amministratori si adoperano quotidianamente per mantenere attivi servizi fondamentali per la popolazione locale. Al contempo le imprese si trovano spesso ad avere a che fare con procedure e normative che rendono complesso continuare a lavorare su questi territori.

Persistono una serie di sfide, a livello amministrativo e normativo, che richiedono una risposta celere al fine di combattere lo spopolamento, derivante dalla mancanza di servizi, così come la delocalizzazione delle imprese.

L’emergenza sanitaria ci ha inevitabilmente messo di fronte a problematiche che, se già presenti, sono diventate ancor più sentite. L’innovazione non può quindi prescindere dal potenziamento dei servizi, delle infrastrutture digitali, dal sostegno ai giovani e dall’implementazione di un’offerta formativa coerente.

Al contempo bisogna considerare che le aree rurali hanno a disposizione una serie di risorse naturali di inestimabile valore. Risorse che costituiscono il vero e proprio motore della Green Economy il cui sviluppo si auspica per i prossimi anni.

L’innovazione in questo senso, tuttavia, non può dipendere solamente da una corretta gestione delle risorse, ma deve tenere in considerazione le tempistiche. Si denotano infatti ritardi nell’esecuzione e nell’utilizzo delle normative che, se da un lato tendono all’innovazione, dall’altro faticano ad essere recepite dal territorio.

I territori montani richiedono tuttavia maggiore prontezza, attuazioni veloci per invertire i fenomeni in atto.

Un esempio è costituito dagli “accordi di foresta” attuati da Regione Lombardia nel 2008, a livello Nazionale del 2021. Uno strumento a disposizione dei territori, vere e proprie reti di impresa pubblico privato nei quali coinvolgere tutti gli attori territoriali per portare i territori a formare delle Green Communities autogestite a livello energetico.

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